Research Area: | Welfare and labour | ||||
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Year: | 2011 | ||||
Type of Publication: | Technical Report | ||||
Authors: | Florinda Rinaldini; Marco Trentini; Stefano Tugnoli | ||||
Address: | Bologna | Institution: | Ires Emilia-Romagna | ||
Type of Publication: | Materiali Ires | ||||
Abstract: | |||||
Nel 2010, una ricerca promossa dallo SPI CGIL e realizzata dall’Ires nazionale dal titolo “Il capitale sociale degli anziani. Stime sul valore dell’attività non retribuita” si è posta l’obiettivo di misurare il “valore” economico – e non solo – delle attività non retribuite (di riproduzione sociale e di cura) delle persone anziane e mature nel nostro Paese, fornendo elementi di conoscenza e stime originali sul contributo informale dato dagli anziani al generale benessere sociale (IRES, 2010). Quello studio, così come la nostra ricerca – che presenteremo qui di seguito – muove dall’idea di considerare il lavoro non retribuito, informale, di cura, un nodo importante del contributo dei cittadini a “un’economia relazionale” (Montebugnoli, 2001), non volendolo ricondurre esclusivamente a una dimensione economico-monetaria, ma situandolo, invece, “al confine di un’analisi della struttura sociale e della dinamica economica” (IRES, 2010) che consente di leggere il fenomeno alla luce dei significativi processi di trasformazione sociale che hanno investito la nostra società (l’invecchiamento della popolazione, l’aumento del tasso di attività femminile, le modificazioni dei nuclei familiari, ecc.).
La nostra ricerca, a differenza di quella effettuata dall’Ires nazionale (che consiste essenzialmente in un’analisi di dati già esistenti), si contraddistingue per essere un’indagine “originale”1 che mira a indagare la sfera degli aiuti informali dati e ricevuti dalle persone residenti in Emilia-Romagna, nella fascia d’età 60-75 anni, e il tema della solidarietà intergenerazionale per far emergere, e rendere maggiormente visibile, l’apporto informale fornito dagli anziani al complessivo benessere sociale e economico della nostra Regione a fronte dei profondi mutamenti che hanno investito i sistemi di welfare, le strutture familiari e gli stili di vita delle nuove generazioni anziane. Di fatto, la famiglia – come ormai ampiamente assodato negli studi che si occupano di queste tematiche – ha costituito e continua ad essere il “partner esplicito del welfare state italiano” (Saraceno, 1998), in un regime di welfare di tipo “familista” (definito anche mediterraneo in quanto accomuna, al nostro, Paesi come Spagna, Portogallo e Grecia).
Il nostro sistema di protezione sociale è fondato, infatti, proprio sul ruolo centrale svolto dalla famiglia, alla quale sono affidati vari compiti tra i quali, in particolare, quello di fornire cura e assistenza ai componenti del nucleo in stato di bisogno. Ma nel nostro Paese la solidarietà familiare e parentale, sono comportamenti incoraggiati “molto di più dalla mancanza di alternative strutturate” piuttosto che da forme attive di incentivazioni e sostegni di tipo universalistico” (Ibidem, p. 12). Una delle conseguenze di questo modello di welfare, a cui stiamo assistendo sempre più nel corso degli ultimi anni, è riscontrabile nel sovraccarico delle funzioni economiche e riproduttive che ricadono sulle famiglie e nell’aumento della loro fragilità e vulnerabilità economica, socio relazionale, ecc. (Ires ER, 2005). Anche le analisi più recenti (Istat, 2011b) confermano il ruolo rilevante svolto dalla famiglia nella protezione sociale dei suoi componenti, specialmente “al tempo della crisi” globale (dal 2008 ad oggi). D’altronde, la crisi economica “agisce in un contesto caratterizzato da un modello di welfare che non appare adeguato a rispondere ai bisogni emergenti e in cui la famiglia continua a svolgere il ruolo di principale, e in molti casi unico, ammortizzatore sociale” (Ibidem, p. 63). Insieme all’istituto della cassa integrazione guadagni che ha protetto soprattutto gli adulti capifamiglia (che continuano ad essere la maggioranza dei cassintegrati) – prosegue il Rapporto dell’Istat – la famiglia ha protetto i figli che hanno perso il lavoro e, in tale contesto, le donne continuano ad essere un pilastro fondamentale del sistema italiano di welfare, facendosi spesso carico di compiti altrove svolti dalle strutture pubbliche, con effetti non trascurabili sull’ammontare di lavoro che grava su di esse, soprattutto se occupate, sul tasso di partecipazione femminile e, in genere, sul 1 Come del resto intende fare anche l’Ires nazionale (in un fase successiva) per indagare l’effettiva dimensione sociale della risorsa anziani. 4 funzionamento della società. In tale contesto, le reti di aiuto informale rappresentano un sostegno fondamentale per superare le difficoltà quotidiane e essere perciò più “protetti” rispetto al fenomeno della vulnerabilità sociale che caratterizza sempre più età della vita (la giovinezza come l’età adulta e anziana). |
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Full text:
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